La tardiva fortuna del concetto di «rivoluzione passiva» (1972-1980)

Guido Liguori, Critica Marxista 6/2022

La categoria gramsciana iniziò a essere studiata solo negli anni Settanta. L’interpretazione del fascismo come modernizzazione.
Il riformismo dall’alto per evitare un esito rivoluzionario della crisi. La proclamata necessità di una «anti-rivoluzione passiva».
Il dibattito gramsciano e la politica del Pci.
Le letture fatte da Louis Althusser e Stuart Hall.

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Alla ricerca dell’Europa perduta

Pasqualina Napoletano n. 6/2022 Critica Marxista

La “questione morale” esplosa al Parlamento aggrava
la crisi profonda della costruzione dell’unità e del ruolo europei. L’esigenza di un fondamento democratico e costituzionale oggi mancante mentre la Germania si riarma e ripensa la propria vocazione egemonica. La sconfitta dell’idea federalista di Spinelli e la subalternità a Nato e Usa. I Popolari e la destra verso una nuova intesa. La sinistra è del tutto assente.

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«A stairway to heaven». L’Anvur e i dipartimenti di eccellenza

di Demetrio Panarello e Giorgio Tassinari CM 5/2022

Il sistema di valutazione del funzionamento dell’università italiana è frutto dell’ideologia che estende logiche di mercato a ciò che non è mercato. Una tendenza accentuata dagli interventi del governo Renzi.
Ma l’utilizzo di procedimenti basati sui numeri non produce buoni risultati. Da quando nel 2012 opera questo metodo l’Italia perde sistematicamente posizioni rispetto alle università straniere e cala il numero di studenti e docenti.

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La politica del desiderio che i maschi non sanno vedere

di Alberto Leiss CM 5/2022

È uscita una nuova edizione del libro di Lia Cigarini La politica del desiderio: il femminismo della differenza dagli anni Sessanta a oggi.
Una pratica politica basata sul “partire da sé” e sull’invenzione simbolica.

La “libertà relazionale” che chiede modifiche radicali al modo di vivere e produrre. Uno sguardo e una chiave per comprendere meglio la crisi che stiamo vivendo. Ma dal mondo degli uomini finora è mancata la capacità di capire e rispondere.

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Ridare senso alle parole tradite

Editoriale Aldo Tortorella CM 5/2022

Ora bisogna guardare avanti, si dice a sinistra. Giusto. Ma, per farlo, bisogna intendere bene le ragioni dell’aspra sconfitta, del premio alla formazione delle destre più retrive, dell’inizio di una fase che tenderà a oscurare le motivazioni e le finalità originarie della Repubblica. Se ne voglio- no recidere le radici antifasciste con l’avvento al governo di chi non ha mai riconosciuto che quell’ottobre di cento anni fa rappresentò l’inizio della tirannide e della rovina materiale e morale dell’Italia.

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La fine del governo Draghi: si aggrava ulteriormente il disordine della crisi italiana

di Piero Di Siena – Critica Marxista n.4/2022

Se la “via di uscita” fosse la probabile vittoria della destra potrebbe essere in pericolo lo stesso assetto costituzionale. Tramonta l’idea di un “campo largo” di centrosinistra con Pd e 5 Stelle che pure aveva colto qualche affermazione nelle elezioni locali. L’ipotesi incerta di un “centro” nel nome dell’“agenda Draghi”. L’esempio Mélenchon e le divisioni indotte dalla guerra di Putin.

All’indomani della crisi del governo Draghi, dello scioglimento delle Camere e dell’indizione delle elezioni politiche a settembre è lecito chiedersi se si intravvede una via di uscita dal “grande disordine sotto il cielo” (per parafrasare Mao Tse tung) che da oltre un decennio affligge la politica italiana.

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La lezione delle battaglie perdute

Editoriale di Aldo Tortorella n. 4/2022

Pubblichiamo, dopo questo articolo, le due più rilevanti relazioni presentate in un convegno* dedicato alla memoria di Giuseppe Chiarante, che fu direttore di questa rivista, senatore, dirigente del Pci e del Pds, scomparso dieci anni fa. Lo abbiamo ricordato per opera delle due associazioni che contribuì a fondare. L’una si occupa dei beni culturali, e reca il nome del grande archeologo Bianchi Bandinelli, l’altra – la nostra Associazione per il rinnovamento della sinistra – cerca di partecipare alla ricerca e alle proposte di una nuova cultura per reinventare la latitante sinistra politica italiana.

Le relazioni riguardano l’azione parlamentare e politica di Chiarante su due temi essenziali: la cura e la difesa dello straordinario patrimonio italiano di beni culturali accumulato dalle passate generazioni e lo sforzo per fare della scuola italiana uno strumento pienamente valido a fornire alle nuove generazioni gli strumenti culturali essenziali per vivere coscientemente il tempo loro.

Su entrambi i temi le idee e le proposte di cui Chiarante era autore e portatore, con il suo gruppo parlamentare e il suo partito, ottennero alcuni importanti risultati anche legislativi ma, a guardare la situazione odierna, si deve dire che hanno vinto sostanzialmente idee diverse od opposte.

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Stati Uniti d’Europa: il momento è adesso

Pasqualina Napoletano, Critica Marxista 2/3-2022

Va superata la subalternità alla politica degli Usa e della Nato.
Ma per una reale politica estera e di difesa è necessario costruire una vera sovranità europea e una strategia autonoma. Agire per pace e disarmo. La spesa militare è già quattro volte quella russa.
Riprendere il progetto originario di un nucleo federale basato su una Costituzione e istituzioni pienamente democratiche.

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Idee per il mondo nuovo

Editoriale di Aldo Tortorella 2/3-2022

C’era un altro mondo in quel 1984, quando Berlinguer moriva parlando al suo popolo in un comizio per il rinnovo del Parlamento europeo, la seconda elezione a suffragio universale. Esisteva ancora l’Unione Sovietica, sebbene in crescente declino per gli antichi errori e anche per la ormai perdente invasione dell’Afganistan. La guerra fredda conosceva un’impennata per la “crisi dei missili” (l’istallazione di missili sovietici a medio raggio nella Germania orientale, allora Repubblica democratica tedesca, e di analoghi missili americani nell’Europa occidentale, Italia compresa). La rivoluzione elettronica era iniziata da poco e quella digitale era appena agli albori.

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Stellantis Italia: i rischi della residualità industriale e occupazionale

Di Davide Bubbico (Dipartimento di Studi Politici e Sociali, Università di Salerno) su Critica Marxista n.1/2022

Quanto pesa ancora l’ex gruppo Fiat e il settore automotive nell’economia nazionale e nell’industria italiana?

È risultato molto frequente negli ultimi anni il richiamo al fatto che l’Italia costituisce ancora la seconda economia industriale dell’Europa. A ben guardare se questo dato è ancora vero in relazione al numero degli addetti e all’incidenza delle produzioni manifatturiere sul Pil (perlomeno tra i paesi dell’Europa occidentale), la geografia della produzione industriale europea si sta spostando sempre di più in direzione dei paesi dell’Europa centro orientale dove oggi è concentrato ormai quasi un terzo dell’occupazione manifatturiera della Ue27 (poco più di 9 milioni di lavoratori su 30). Secondo Eurostat nel 2020 il valore economico della produzione manifatturiera europea ha pesato per il 16,3% del Pil della Ue27, il 20,1% in Germania, il 16,4% in Italia e a seguire, tra i paesi principali del continente, con valori inferiori Spagna (12,1%), Francia (10,5%) e Gran Bretagna (8,6%). Se guardiamo ai paesi dell’Est Europa l’incidenza della produzione industriale, dovuta in larga parte agli Investimenti Diretti Esteri (IDE), è alquanto significativa: dal 16,5% di Polonia e Romania, al 17,5% di Ungheria e Slovacchia fino al 22% della Repubblica Ceca.

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