Editoriale di Aldo Tortorella n. 5/6 anno 2021
L’incubo della pandemia ha fatto tornare in discussione a livello popolare l’antica disputa sulla parola “libertà”. Ci si chiede, infatti, di quale libertà parlino coloro che manifestano sia perché ostili alla vaccinazione – i “no-vax” – sia perché contrari al certificato di avvenuta vaccinazione – i “no-greenpass”. Com’è evidente, in alcuni soggetti le due posizioni coincidono, in altri no. Ma, in ogni modo, le due ostilità andrebbero distinte anche se fanno causa comune ritenendosi egualmente espressioni di una minoranza oppressa. Nei no-vax, assieme alla paura e a pregiudizi conditi di inconsapevolezza, assieme a credenze strampalate e a vere forme maniacali, si mescola la strenua difesa del proprio corpo come entità inviolabile (presente, come si sa, anche in alcune tendenze religiose) e la diffidenza di alcuni esperti o affabulatori verso la lotta nuova a un nemico nuovo, ma incapaci di offrire altre soluzioni. Nei no- greenpass la diffidenza verso la vaccinazione assume il carattere di una rivendicazione munita di giustificazioni di principio (il certificato come forma di discriminazione anticostituzionale e come maschera della obbligatorietà) e di venature classiste dato il costo dei tamponi da usare come alternativa al vaccino. (Un filosofo televisivo, ostile al greenpass, ha costituito un comitato scientifico intitolato al dubbio sui vaccini: vivi auguri, ma in attesa dello scioglimento dei dubbi e visto che l’alternativa va ancora cercata ringraziamo i vaccini e i vaccinati che, nell’attesa, hanno limitato e limitano l’ecatombe).